Apprendimento: quanto contano le parole

In un recente libro ho letto: “Un genitore vale più di 100 maestri”.

 Se rifletti convieni che è vero!

 

Spesso, per ragioni pratiche e di tempo si delega tutto alla scuola, sperando che gli insegnanti “forgino” carattere e menti dei nostri figli… Personalmente credo che nessuno possa conoscere un figlio quanto il genitore e che dal genitore debba scaturire l’esempio sia da un punto di vista comportamentale, sia per quanto riguarda l’apprendimento.

 

Se, infatti, la scuola traccia un certo percorso ma tornando a casa i bambini trovano nella pratica qualcosa di diverso o addidittura l’opposto, ecco che nelle loro menti si ingenera confusione: “Se mamma e papà fanno così, perché io dovrei comportarmi diversamente?”

 

L’esempio fondato sulla coerenza, per i figli è fondamentale

 

Ora, circa l’apprendimento pure credo sia importante avere delle metodologie, conoscere qualche “tecnica”, perché avere dei figli non ci rende genitori in automatico!

 

La questione su cui rifletto da un po’ di tempo riguarda il linguaggio.

 

Per noi può essere automatico esprimerci in un determinato modo, usare certe parole… quasi senza pensare a cosa o come nostro figlio elaborerà quelle parole!

 

Ebbene, so che parole sbagliate incidono negativamente sulle menti dei bambini, che -di conseguenza- potrebbero crescere con convinzioni sbagliate o fuorvianti; mentre parole ricercate per intervenire positivamente creano nelle giovani menti delle possibilità, autostima, sfida

 

Un bimbo che dovesse sentirsi dire che è stupido perché non comprende un concetto, sentendosi ripetere quella parola finirà col credere di esserlo veramente e in futuro non cercherà di applicare le sue capacità per affrontare la questione, tanto sa che sarà inutile, poiché “è stupido”!

 

Io non voglio che i miei figli abbiano di queste convinzioni e sto cercando di modificare il mio vocabolario: intanto, la più grande sta imparando che prima di “arrendersi ” deve provare e testare le sue capacità, anche i suoi limiti… che un problema si affronta meglio se lo si chiama “sfida”, ad esempio… 🙂

E poi, trovo che anche in me c’è un grande vantaggio, perché io stessa devo cambiare atteggiamento e parole… e così facendo, un po’ alla volta, giorno dopo giorno, da qualche tempo sono di più la persona che vorrei essere!

 

Cosa possiamo fare in concreto??

  • Eliminare termini offensivi (Es. “non capisci niente”, “sei stupido”…);
  • Condannare il comportamento, l’azione e non la persona (Es. “sei cattivo” sarà “hai fatto una cosa cattiva”…);
  • Incentivare e incoraggiare l’autostima (Es. “bene, ci hai messo l’impegno giusto!”…);
  • Ascoltare attivamente e con interesse cosa dice il bambino, mantenendo il contatto visivo o fisico (Dagli la massima attenzione quando ti parla);
  • Fargli domande “aperte” senza includere la risposta (Es. “non ti senti bene, hai il raffreddore” diventa “come stai/ti senti?”…);
  • Essere paziente, non gridare;
  • Usare termini e parole semplici ed efficaci che il bambino conosce e può comprendere facilmente.

 

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Dettagli Maria Grazia Pastore

E’ consulente all'apprendimento e Docente di Matematica Creativa. E’ ideatrice del “Metodo MG” per l’apprendimento pratico e facilitato delle materie scolastiche e universitarie. E’ laureata in matematica indirizzo applicativo, orientamento logico-informatico. Ha svolto la tesi e studi sulla costruzione di curve e superfici nella grafica computerizzata con Open GL. E’ autrice di diversi ebook e video corsi di matematica e di tecniche di apprendimento per studenti e insegnanti. Scrive per diverse riviste scientifiche e siti. Tra i suoi diversi incarichi ha offerto la sua consulenza ad aziende e professionisti.

Commenti (1)

  1. Alfonso Musella

    Complimenti per quel che hai scritto sulla scuola e sulla famiglia, certamente non si può delegare tutto alla scuola, la famiglia può e deve contribuire alla sana formazione dei ragazzi che saranno gli uomini di domani e il nostro futuro che per me, mi auguro sia ancora più lungo possibile.

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